mercoledì 4 gennaio 2017

Le vergogne del governo comunista prima di Renzi poi di Gentiloni





Luca Dioguardi, la moglie Valentina e la figlia di quattro anni, hanno trascorso il giorno di Natale dentro un’auto al ghiaccio dopo essere stati cacciati di casa. Hanno avuto la sfortuna di nascere in Italia da italiani, loro non hanno diritto a vitto e alloggio gratis in hotel come lo Stato garantisce ai clandestini potenziali terroristi e stupratori.

Il giorno di Natale lo hanno trascorso in auto, sotto le finestre di quella che sino a poche settimane fa era la loro casa. Ma nella calza della Befana potrebbero trovare il regalo che desiderano da anni: un appartamento per la loro famiglia. Luca Dioguardi, la moglie Valentina e la figlia di quattro anni non hanno più un tetto sopra la testa dal 23 novembre: avevano occupato abusivamente un alloggio di Arte in via Terpi e sono stati allontanati con la forza. Da quel giorno la bambina dorme a turno a casa dei nonni o degli zii mentre loro, appena cala la notte, aprono il bagagliaio della loro automobile parcheggiata vicino al vecchio portone, tirano fuori coperte e cuscini e si sistemano sui sedili. «Cos’altro dovremmo fare? – Valentina allarga le braccia – Non sappiamo dove andare e non abbiamo soldi per pagare un affitto».Tutto è cominciato nel 2013 quando Luca, artigiano edile, è rimasto senza lavoro. Lui e la sua famiglia vivevano in un appartamento di via delle Gavette: «Pagavamo 530 euro al mese di affitto – racconta – e l’unica entrata era lo stipendio di mia moglie che lavora come colf per 650 euro al mese. Quando abbiamo ricevuto lo sfratto ho chiesto aiuto al Comune ma mi hanno offerto solo una casa famiglia per mia moglie e mia figlia. Ho scoperto che in via Terpi c’era una casa popolare abbandonata e ho deciso di sfondare la porta». Luca ha rimesso a nuovo l’appartamento e ogni mese versava 50 euro ad Arte: «Un segno della nostra buona volontà – sorride Valentina – Pensavo che non ci fossero problemi perché ci è arrivata persino la rata dell’amministrazione da pagare e invece ci hanno intimato di andarcene.Sono arrivate le forze dell’ordine e hanno cambiato la serratura: non abbiamo avuto neppure il tempo di riprendere le nostre cose. Dormiamo qui sotto perché abbiamo paura che qualcuno occupi l’appartamento con i nostri mobili». Sul balcone sventola ancora la bandiera del Genoa e fanno bella mostra di sé i vasi con i fiori, ormai sofferenti: «Mia figlia – racconta Luca con gli occhi lucidi – si sveglia di notte chiedendo quando può tornare nella sua cameretta tra le bambole di Frozen e la bici nuova».

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