martedì 3 gennaio 2017

La Prof. di matematica

Tutto iniziò con la caduta libera del mio voto di mate. Questo non deve stupirvi perchè non l'ho mai capita molto, o meglio non ho mai avuto voglia di studiarla. In qualunque modo la si metta, finii per avere l'insufficienza, e sebbene nelle altre materie andassi bene, la cosa non mi piaceva granchè. La mia prof. di mate era giovane del resto, arrivata da solo un anno, ma sapeva fare egregiamente il suo lavoro. Non era di una bellezza sconvolgente, ma era comunque molto carina: Non molto alta, 1.65 forse, una terza di seno, e un bel culo. Aveva i capelli a riccioli neri che arrivavano sulle spalle. Non ci avevo mai provato molto seriamente, più che altro le facevo delle avances non molto spinte, e anche questo solo perchè trovavo divertente e eccitante provarci con una prof. Lei da parte sua, non si era mai scandalizzata, solo una volta la feci un po' arrossire per un complimento, per il resto avevo un buon rapporto con lei. Un giorno alle sei e mezza tornai a scuola perchè dovevo rimettere a posto un libro in sala professori che la prof. di greco mi aveva prestato. Così andai spedito verso l'aula, ma mi fermai di scatto e drizzai bene le orecchie. 
-Dai... sì continua... sei una troia... continua- Mi avvicinai in punta di piedi alla porta dell' aula professori e diedi una occhiata dentro. Quella troia della mia prof. di mate stava facendo un pompino al suo omologo dello scientifico. E le piaceva anche! Rimasi un attimo costernato. Poi tirai fuori il cellulare e feci delle foto. La vidi che si alzava e si appoggiava al tavolo, e assunse un'espressione da bambina timida e indifesa, mentre due goccie di sborra le colavano dalla bocca. Rimase così per qualche istante, poi tirò fuori la lingua con lascivia, e le recuperò, leccandosi bene le labbra. Il prof. dello scientifico ebbe un raptus di eccitamento, la sbattè sul tavolo, le tirò giù i jeans e il perizoma, e iniziare a chiavarla, mentre la mia prof. rideva e gemeva:-Sì dai scopami... sono una troia, mi piace prenderlo, Si - Il prof. giunse al culmine, lo tirò fuori, e le sborrò in faccia. Li vidi rassettarsi per rendersi un minimo presentabili, poi si girarono per salutarsi- ci vediamo un'altra volta, bella troia- e le tirò un schiaffo sul culo -Ah,come sei bruto-. Lui era lì lì per saltarle addosso di nuovo, ma si trattenne, si girò e se ne andò. Io mi appiattii contro la parete mentre il prof. di mate mi passava a fianco a meno di mezzo metro, ma era buio e non mi vide. Io lo seguii al piano di sotto e attesi. Ero proprio curioso di vedere la prof. Dopo un po' scese, e io mi avvicinai -Buonasera professoressa- -oh ciao, Francesco, che ci fai qua?- -ero venuto a posare un libro in aula professori- -oh forse è ancora aperta, non lo so è dall'una che non ci entro- -ma davvero? Il custode mi ha detto che ci siete entrata poco fa, ma sicuramente si sarà sbagliato, ora è meglio che vada, buonasera professoressa- -a domani francesco- -Professoressa, è sicura di sentirsi bene? La vedo stravolta- -Sto benissimo, grazie- -Molto bene, a domani professoressa- Poi tornai a casa velocemente. Rimasi tutta la notte a pensare a come sfruttare la situazione. E intanto mi guardavo quelle foto. Immaginai la mia prof. che mi faceva un pompino. La sua lingua che mi leccava la cappella, e il mio cazzo per tutta la sua lunghezza. Mi feci una sega, e sborrai copiosamente. La mattina dopo mi svegliai con una decisione: volevo scoparmela. L'avrei anche ricattata con le foto, se si fosse reso necessario. Attesi per settimane l'occasione giusta, finchè non si presentò da sola. Un giorno la prof. venne nella nostra classe per dire che venerdì pomeriggio alle quattro e mezza avrebbe fatto un recupero se qualcuno avesse voluto, poichè la settimana seguente ci sarebbe stata una verifica. Tutti dissero di no, ma io dissi di sì. Lei rispose che per lei andava bene farlo anche solo per una persona, così ci siamo dati un appuntamento. La trappola era armata e pronta. Venne il venerdì, e vennero le quattro e mezza, e ci incontrammo in una delle classi del piano più alto della scuola che era completamente deserto. Feci due ore di recupero, in cui lei mi diede degli esercizi da fare. Alle sei e mezza lei mi prese gli esercizi pe r correggermeli. Lei era seduta alla cattedra e io in piedi di fianco a lei. Lei era assorta nella correzione e così mi avvicinai. -Professoressa, posso dirle una cosa?- -Sì certo- -Si ricorda che qualche settimana fa ci siamo incontrati qui a scuola alle sei e mezza?- -Sì certo- -Bè, ecco io l'ho vista quella sera con il professor ***, nell'aula professori- Lei era sbiancata, aveva posato la penna e disse: Non so di cosa tu stia parlando- -avanti prof. non mi dica che non se lo ricorda, e che non si riconosce- e le feci vedere le foto. Lei diede un'occhiata veloce alla foto e poi si alzò, ma io la bloccai contro il muro. -Che cosa vuoi?- mi disse con tono sommesso. io la guardai negli occhi e dissi -indovini-. Lei era contro il muro, con il viso ad un soffio dal mio. Con la mano destra iniziai a palparle il culo e la coscia, e le tirai su la gamba, aprendogliele un po'di più. Io ne approfittai per spingere il mio bacino in quell'apertura, facendole sentire la mia erezione. Intanto avevo cominciato a baciarle il collo, e con la mano sinistra a palparle le tette. Lei era rimasta impotente, la sentivo respirare affannosamente perchè non sapeva cosa fare - no ti prego... non farlo...-. Io mi feci più audace e iniziai a slacciarle i jeans. Il suo respiro cambiò da affannato a eccitato, e per questo si spaventò ancora di più. -No ti prego... mio marito... mio marito mi sta aspettando a casa- -l'hai già tradito una volta, non credo che si offenderà se lo fai una volta di più... oppure vuoi che mandi a lui queste foto?- -No ti prego, farò tutto quello che vuoi - -bene, così va meglio, ma prima...- mi allungai verso la cattedra, presi le sue chiavi e chiusi a chiave la porta, mi girai verso di lei e dissi:-non vorremo che qualche malintenzionato ci scatti delle foto, vero?- poi mi avvicinai a lei alla cattedra e le dissi- ora fammi un pompino-. Ormai completamente domata si inginocchiò davanti a me e iniziò a farmi un pompino. Fu proprio come avevo immaginato, anche meglio. Me lo prese in bocca, tra le sue caldi labbra, e incominciò a percorrerlo per tutta la sua lunghezza. Dopo qualche minuto notai però che incominciò a prenderci gusto, perchè iniziò a lavorare di lingua, e con una mano mi massaggiava le palle. Mi succhiò il cazzo per quasi un quarto d'ora, poi la feci alzare e la feci sedere sulla cattedra. Mi chinai a baciarle e leccarle le tette. Ormai non offriva più alcuna resistenza, anzi mi incitava a continuare. Le allargai bene le gambe, e la penetrai. Andai piano, sentendo bene le pareti della sua figa, e arrivai fino in fondo. Lei iniziò a gemere sempre più forte, e io aumentai il ritmo, sempre più violento. -Scopami, sì sono la tua professoressa troia... AHHH... Sì, continua... non venirmi dentro, dai, più forte- Iniziai a sbatterla così forte che ad ogni colpo spostavo la cattedra di mezzo centimetro.- Le piace farsi scopare eh, prof?- -Sì, continua...- non resistetti molto, e all'ultimo lo tirai fuori e sborrai. Gli schizzi le arrivarono in faccia e sulle tette, ma il mio cazzo rimase duro come il marmo. La feci girare e le alzai una gamba sulla cattedra e ricominciai a sbattermela, finchè non venni di nuovo. Mi accasciai su una sedia, esausto, mentre lei prendeva le goccie di sborra che aveva sul corpo, e se le succhiava. -Non credevo fossi così forte a pompare, ma sono felice di essermi sbagliata- -Le piace scopare eh?- -non sai neanche quanto. Facciamo così se tu continui a venire ai nostri piccoli recuperi individuali come quello di oggi, e mi prometti di sbattermi tutte le volte, io ti alzo la media. Tu ci guadagni comunque.- ovviamente ho accettato. Quando mi chiesero se il recupero mi era stato utile risposi - molto illuminante-. .Dopo la scopata che feci con la prof., (vedi La Prof. di Mate) iniziai ad avere una relazione con lei. Tutto era incentrato sul sesso, niente di serio, del resto lei era sposata. Due giorni dopo quel fatidico pomeriggio, venne in classe da noi per la lezione di Fisica. La vidi arrivare in corridoio e pensai -cazzo, me la sono scopata, non ci posso credere - 
Aveva un paio di jeans attillati che le risaltavano il culo, una maglietta leggera che le copriva una spalla ma l'altra no, facendo vedere una stringa del reggiseno e un paio di occhiali da professoressa troia, che le donavano. I nostri occhi si incrociarono per un attimo, ma bastò. Mi lanciò uno sguardo che mi fece capire tutto, vedendoci dentro tutto il desiderio, tutta la passione, tutta lussuria che si nascondevano sotto quel visino da professoressina innocente. Appena dentro la classe ci disse di prendere la nostra roba, perché saremmo andati nel laboratorio di Fisica. Era un' aula tipo quelle dell'università a gradoni e io mi misi al primo banco. A essere sincero non seguii molto della lezione, ero troppo intento a osservarla nei suoi movimenti. E mentre lo facevo, mi venivano in mente dei flash. Guardai le sue labbra muoversi, e ricordai quelle stesse labbra avvolte intorno al mio cazzo, oppure il suo culo bello sodo, che io sapevo bianco come il latte, mentre sbatteva contro le mie gambe. 
Sentii crescere una terribile erezione nei miei pantaloni. 
La campanella dell'intervallo mi colse di sorpresa, ma presi le mie cose e feci per uscire. Appena fuori chiesi ad un mio amico se, per favore mi portava la mia roba in classe. Disse di sì e io, piano, ritornai in classe. 
La vidi intenta a rimettere le sue cose nella borsa, e mi appoggiai al muro ad osservarla. 
-La tua bellezza, può diventare un problema sai?-lei si girò verso di me, sorridendomi 
-ma davvero?- -sì, per non parlare della tua componente sexy, quella mi manda fuori di testa- le risposi avvicinandomi -ho notato che non prestavi tanta attenzione in classe- -per forza avevo gli occhi immersi fra le tue tette- 
lei si appoggiò alla cattedra, e adesso eravamo a pochissimo l'uno dall'altra. -e dimmi...- mi chiese, guardandomi il pacco per indicarmelo -ti si è alzato?- -a dir poco, me lo sentivo esplodere dentro le mutande- -oh poverino! Chissà che supplizio, stare rinchiuso là dentro-mi rispose, mentre mi sfiorava la patta con le punta delle dita. Quel contatto mi fece indurire il cazzo, più di quanto già non fosse. Socchiusi gli occhi dal piacere, lei se ne accorse e sorridendo, mormorò -guarda come sei eccitato...-e iniziò a massaggiarmelo da fuori. 
La presi e la misi contro il muro, tenendola per le chiappe e premendola verso di me per farle sentire bene la mia erezione. 
Sempre sorridendomi, mi disse -questa scena mi sembra di averla già vista. Vuoi ripetere quello che abbiamo fatto due giorni fa? Vuoi fottermi come una troia?- -senti che professoressa monella che ho... Non dovresti provocarmi così lo sai?- -Se no cosa mi fai?- per tutta risposta le sbottonai i jeans, e iniziai a palparle il culo -Ah, le cose stanno così, eh? Cosa vorresti fare? Scoparmi contro questo muro? Sbattermi come una troia sulla cattedra? E farmi bere la tua sborra mentre mi tieni ferma la testa, in ginocchio? Non ti vergogni a voler approfittare così della tua povera e indifesa professoressa?- Lei assunse un'espressione da piccola verginella mentre mi passava le mani sulla patta. -Sì ti voglio sbattere come una puttana, ovunque e farti bere la mia sborra- mi baciò e mi rispose -Lo so, ma prima voglio farti godere io- Si inginocchiò davanti a me, e iniziò a tirarmi giù la lampo dei jeans, lentamente. Mise una mano nella feritoia dei jeans, e mi tirò fuori il cazzo, facendolo passare per il buco della lampo. Tirò fuori la lingua e iniziò a leccare la punta, mentre mi guardava negli occhi. Lo prese con due dita e si infilò in bocca la cappella emettendo dei gemiti strozzati -hmmmm- mentre ci faceva girare intorno la lingua. 
Io buttai indietro la testa e chiusi gli occhi, mettendo le mani sulla sua testa 
-brava così... sei fantastica- -hmmm-. 
staccò la bocca dal mio cazzo e disse -buono come lo ricordavo, ma ora lo voglio sentire bene-slacciò il bottone dei jeans, e me lo prese tutto in bocca. Tenendolo alla base, iniziò a succhiarmelo per tutta la sua lunghezza. Cominciò piano, facendo passare la lingua attorno al glande con delicatezza, assaporandolo tutto. Poi aprì leggermente la bocca, e fece entrare il glande fra le sue tiepide labbra, sentii la sua lingua che ci girava attorno. Con una mano andò a massaggiarmi lo scroto, mentre continuava a succhiarmi il glande. Lasciò il mio glande, e con la lingua mi leccò la parte di sotto del cazzo, fino alle palle. Mi prese in bocca un testicolo, e se lo frollò con la lingua, poi lo lasciò andare, e ci sputò sopra tornando a leccarlo mentre con una mano mi faceva una sega. Con la lingua me lo rileccò fino alla punta, poi prese saldamente il mio pene alla base, aprì la bocca tenendo però ben strette le labbra, e se lo infilò tutto in bocca. Mise la lingua sotto il mio glande in modo da solleticarlo, e iniziò a farselo scivolare dentro, succhiando e soffiando. Aveva una bocca fatta apposta per i pompini, procurava un piacere incommensurabile. Le misi una mano sulla testa, e accompagnai i suoi movimenti. La sua lingua saettava tutto intorno al cazzo senza tregua. Sentivo la mia eccitazione crescere, e lo sentiva anche lei dalle vene pulsanti del mio cazzo. 
-Succhiamelo troietta, ti piace il cazzo eh? brava così-. Stavo per venire, lo sentivo. 
-Ti vengo in bocca, troietta sto venendo, STO VENENDO-. Non staccò la testa, ma tenne il cazzo in bocca, bevendo tutto. La sentii deglutire, ma continuò a leccarmi il cazzo. Se lo sfilò dalla bocca, si alzò in piedi, e vidi che le stava scivolando una goccia dall’angolo della bocca. Andò a raccoglierla con un dito, e se lo leccò tutto per bene. –Dio… quanto è buona la tua sborra, molto più buona di quella di mio marito-. Io ero rimasto lì immobile ancora stravolto per il meraviglioso pompino, con il cazzo fuori dai pantaloni. Si riallacciò i jeans, e si avvicinò, mi cinse il collo con le braccia, e mi baciò. Sentii ancora il sapore della mia sborra, mentre mi infilava la lingua in bocca, e le labbra ancora gonfie per il pompino. Si staccò da me e mi disse –Peccato che non ci sia il tempo di scopare, ma ti aspetto oggi pomeriggio a casa mia, dobbiamo fare… ripetizioni- poi mi prese in mano il cazzo, e mi guardò di sottecchi sorridendo –è meglio che tu ti rimetta dentro il pisello, altrimenti c’è il rischio che ricominci a succhiartelo, e che non mi stacchi più- lei si girò per andarsene, aprì la porta ma io la richiusi subito, lei lascio cadere tutto per terra, e io la misi contro il muro proprio accanto alla porta. Avevo il cazzo di nuovo in tiro, che premeva contro i suoi jeans, e le dissi –non ci sarà il tempo per fare una buona scopata, ma per fare una sveltina sì- e presi a baciarle il collo, -Oh Francy, sei incorreggibile…- socchiuse gli occhi –ok, ma fai in fretta-. Le slacciai di nuovo i jeans, e le abbassai il perizoma. Lei intanto mi cinse il collo con le braccia, e io la alzai da terra, tenendola per le cosce. Appoggiai la cappella sulla figa, già bagnata, e lo feci strusciare strappandole dei gemiti. Suonò la seconda campanella, segno che era ora di andare in classe –Ahh dai mettimelo dentro che devo andare a fare lezione- spinsi un po’ di più e affondai il cazzo nella sua figa. Iniziai a pompare dentro di lei senza ritegno, facendola gemere come una vacca, del tutto incurante dei suoi sforzi di non far rumore.
–Ahh sì continua sbattimi dai… fa piano… ahh sì- incominciammo a sudare come porci, mentre io continuavo a prenderla contro il muro. 
All’ improvviso bussarono alla porta e ci fermammo immobili, con il cuore che batteva all’impazzata, tanto che sentivo il cazzo, ancora dentro di lei che pulsava. 
Poi lei rispose –sì?- -professoressa sono Erica, sta bene?-. Erica, un’altra troia della scuola. -sì sto benissimo grazie…- mi guardò e mi sorrise. In effetti stava godendo come una matta. –Di che hai bisogno?- -volevo ricordarle che ha lezione da noi ora- - ah giusto, hai ragione stavo proprio per arrivare, quando mi sono accorta che in uno di questi strumenti c’è un “tubo che perde” e volevo “tamponare”…- “hai capito la troia, fa anche la spiritosa” pensai. -… ma arrivo subito, “dovrebbe aver quasi finito”- La situazione mi aveva eccitato tantissimo, così piano ricominciai a spingere. La prof. mi guardò malissimo, ma io le sorrisi malizioso, e continuai. Senza emettere suoni, mi fece il labiale dicendomi –sei impazzito? Vuoi farci scoprire?- e io le risposi, facendole sempre il labiale –liberatene, sto per venire-. 
–Arrivo subito Erica, torna in classe, ho praticamente finito- -è sicura professoressa? non vuole una mano?- intanto io avevo ripreso a scoparmi la prof., divertito dal fatto che cercava di trattenere i gemiti, e di mantenere un tono di voce normale, mentre invece avrebbe voluto urlare al cielo il suo godimento. 
–NO! Davvero non ne ho… bisogno… torna in classe arrivo subito- -d’accordo professoressa- sentimmo i passi di Erica allontanarsi. 
–Sei uno stronzo, poteva succedere un casino- 
mi disse mentre continuavo a scoparla 
-Ma non è successo, e dai in fondo è stato divertente- -vaffanculo- poi sbuffò sorridendo 
–sì è stato eccitante, ma ci è mancato davvero…ahhh… poco- - perché non le hai permesso di “tamponarmi il tubo”, sarebbe stato eccitante--Perché… ahhh… il tuo cazzo e la tua sborra… sono solo miei… ahhh Dio sì continua…- 
-è troia almeno quanto te sai?- 
-ne dubito AHHH Sìì-. 
Avevo il cazzo durissimo, che entrava e usciva dalla sua figa, colando umori vaginali. Aveva il viso tutto rosso, con rivoli di sudore che colavano, e gli occhi chiusi per il godimento. Anche dalle chiappe grondava sudore misto ad umori. –Bea?- -Dimmi… ahhh- - sto per venire- - Vienimi dentro ti prego- - Sei sicura?- -SIIII… questa storia… mi ha eccitato tantissimo… vienimi dentro forza-. 
E incominciai a spingere come un dannato. 
–Forza sì vienimi dentro … sì ingravidami… mettimi incinta sbattimi come la troia che sono… forza sono la tua troia da monta- 
-Sì Bea ti venga dentro, ti ingravido, lo senti quanto è duro troia? Sei la mia troia sììì ti vengo dentro, ti vengo dentro STO VENENDOO- contemporaneamente venne anche lei 
–SI AH DIO-. 
Restammo in quella posizione per due minuti ad ansimare, poi ci staccammo, tirandoci su i pantaloni e allacciando tutti i bottoni.
Mi si avvicinò, e mi abbracciò sussurrandomi nell’orecchio –grazie ora porto tuo figlio dentro di me- e ci baciammo come due veri amanti. Poi uscimmo dalla classe del peccato e andammo a lezione.Io e la Prof. uscimmo insieme dalla classe, nel corridoio deserto. Vedendo che non c’era nessuno ci scambiammo un ultimo bacio appassionato. Le accarezzai un guancia, e la guardai in quegli occhi azzurri chiarissimi che tanto mi facevano impazzire, e le chiesi –allora oggi possiamo vederci?- -certo ti aspetto per le… oh cazzo no! È vero! Oggi mio marito torna a casa prima, scusa- -bè potremmo coinvolgere anche lui- 
-ma sei fissato con questa cosa a tre- mi rispose lei sorridendo; -è solo che sono convinto che tu possa fare decisamente meglio con più persone, meglio con altre donne- le dissi io, con un sorriso malizioso sulle labbra, e nel contempo le palpai il culo. Lei rise aderendo del tutto contro il mio corpo, e mettendomi le mani intorno al collo –vedremo, per ora sono gelosa e non so se voglio condividerti con altre- -d’accordo ma prima o poi ti convincerò a farmi uno spettacolino lesbo--vedremo- mi ripeté lei. –Per oggi pomeriggio niente, allora?- ripresi io, lei assunse un espressione mortificata –no, mi dispiace, non possiamo.- io le spostai una ciocca di capelli dal viso –non importa sarà per un’altra volta-, e lei mi diede un bacio. –E per il bambino? Come faremo?- le chiesi subito dopo –non preoccuparti- mi disse lei –io e mio marito è da un po’ che vogliamo fare un bambino. Sta sera a casa mi farò chiavare da lui, e mi farò sborrare dentro. Così lo farò passare per suo, e nessuno sospetterà niente. Tu… sei d’accordo?- -Certo, sappiamo entrambi che non potrò mai essere suo padre- -sono contenta che la pensi così-. 
Ci baciammo per l’ultima volta e poi ci dividemmo andando nelle due direzioni opposte. Come in un film ad un certo punto ci girammo entrambi contemporaneamente a guardarci. 
Ci mettemmo a ridere e ci salutammo di nuovo. Arrivati alla rispettiva fine del corridoio ci girammo di nuovo. Rimanemmo immobili a guardarci, e vidi che lei sorrideva felice, salutandomi con la mano prima di entrare nella classe. Mi girai anch’io e salii una rampa di scale per arrivare al corridoio della mia classe, con dentro uno strano tumulto. Entrai nel bagno e mi guardai allo specchio –Amore?- disse una vocina che sospetto fosse la mia coscienza e le risposi –dopo due giorni di sesso non è amore, al massimo è un’infatuazione- mentre mi pulivo una piccola macchia di sborra sui jeans, e mi davo una rassettata. –Ne sei sicuro?- riprese la voce, e senza risponderle uscii dal bagno. Al professore in classe rifilai una balla mista a verità riguardo al mio ritardo, e cioè che la prof. di mate mi aveva trattenuto per farmi vedere un foglietto che avevo fatto e per discutere sulle mie “prestazioni”… scolastiche si intende. 
Feci passare le restanti ore, accasciato sul banco a prendere qualche appunto, mentre continuavo a pensare alla prof. Suonò la campanella dell’ultima ora, e mi ricordai che quel giorno dovevo rimanere a scuola a studiare. Andai in aula studio e mi misi a studiare fino alle cinque e mezzo, quando decisi che potevo prendermi una pausa. Andai nella cosiddetta aula relax e mi presi una lattina dai distributori automatici. Mi sedetti su uno dei pochi divanetti non ancora sfondati della stanza, e iniziai a sorseggiare tranquillo la coca cola. Mi resi conto che la scuola era praticamente deserta. Poi ad un certo punto sentii dei passi venire dal corridoio, diretti proprio verso l’aula relax. Era Erica. Appena la vidi entrare, feci un sorrisetto mentre bevevo. Appena lei vide me, arrossì un po’, e guardandomi di sottecchi, mi salutò –ciao- e anch’io le risposi –ciao-. Lei sorrise e andò verso il distributore. Ero sconcertato e qualcosa in quel sorriso mi fece suonare un campanello d’allarme. Il fatto era che lei in cinque anni mi aveva sì e no rivolto la parola due volte. Praticamente eravamo due sconosciuti, e perciò non mi spiegavo quel rossore e quel sorriso. Del resto io facevo il classico e lei lo scientifico e aveva un anno in meno di me. Incominciai ad avere un sospetto. Lei cominciò a bere la sua lattina e intanto mi guardava di sottecchi. 
–Senti- iniziò lei –tu fai terza classico (quinto anno), vero?- -sì è così- -allora probabilmente tu hai già studiato Machiavelli, in Filosofia- -sì l’ho fatto l’anno scorso-; 
si venne a sedere accanto a me: –allora non è che potresti aiutarmi a studiarlo, ci sono alcune cose che non ho capito-. 
In quel momento iniziai a pensare col pisello e non col cervello. –Certamente, nessun problema risposi io- -bè allora vado a prendere il libro e gli appunti- e si alzò sculettando verso la porta. Alla porta si girò verso di me, e sorrise vedendo che le guardavo il culo –“vengo” subito- e uscì. Si preannunciava un fine pomeriggio interessante. Dopo pochi minuti tornò con libro e quaderno, e si sedette di nuovo accanto a me sui divanetti. Mi passò gli appunti e io cominciai a spiegarle le parti che non capiva. Prima di continuare però è meglio che la descriva. Era una gnocca assurda, alta 1.75, capelli neri , occhi verdi tendenti all’azzurro. Un fisico da urlo, dato che giocava a tennis, un culo sodo e tornito, e un davanzale di tutto rispetto, una terza giusta direi. Quel giorno poi era arrapante al massimo. In particolare era il suo culo che mi faceva impazzire, fasciato da una minigonna lucida con un motivo a fiori che le arrivava appena sotto il culo, lasciando scoperte quelle sue splendide gambe, senza calze. Indossava un top nero che le lasciava scoperte le spalle avvolgendole il busto, riuscendo a contenere a stento il seno. Inoltre era truccata meravigliosamente, con eye-liner, mascara e delle leggere sfumate di trucco rosa intorno agli occhi. Per coronare il tutto, portava alla caviglia una catenina d’argento sopra a delle scarpe nere coi tacchi. Appena era tornata avevo notato che c’era qualcosa di diverso rispetto a prima. Mentre ero lì seduto a spiegarle capii di cosa si trattava. Si era tolta il reggiseno. Si preannunciava un fine pomeriggio molto interessante. Si sa gli uomini hanno l’occhio lungo, e questa nostra prerogativa insieme alla situazione che si stava creando, mi costrinsero a gettare qualche sguardo alle tette, alle gambe, alle cosce fino al bordo della minigonna, immaginando il ben di Dio che c’era sotto. Inoltre sentii che il mio amico lì in basso aveva fiutato la preda, e si stava ergendo per colpire. Continuai a parlare, e lei cominciò a muoversi sul divanetto. Si girò su un fianco verso di me, puntellandosi col gomito sullo schienale, accavallando contemporaneamente le gambe così da far salire il bordo della minigonna, facendomi vedere un’ altra striscia di pelle proprio sotto al sedere. Si protese ancora di più verso di me facendomi vedere l’incavo delle tette, e “distrattamente” appoggiò una mano sulla mia gamba. Iniziò a guardarmi dritto in faccia, per vedere la mia reazione, ed effettivamente non riuscii più a fingermi indifferente. Né io né lui. Infatti il mio cazzo ebbe un’erezione vigorosa, e lei sorrise. Ad un certo punto interruppe la mia spiegazione e il mio supplizio dicendomi all’orecchio –E così oggi ti sei scopato la prof, eh? Vi ho sentiti- e cominciò a muovere su e giù la mano sulla mia gamba -ho sentiti i suoi orgasmi, i tuoi gemiti. Il tuo godimento- e mi passò la mano nell’interno coscia. Io trasalii, con il cazzo duro come il marmo e il cuore che batteva all’impazzata. –ti ho sentito mentre la chiamavi troia, e le sborravi dentro. So tutto.- 
Mi fece girare la testa verso di lei, e mi baciò infilandomi la lingua in bocca. In quel bacio sentii tutta la sua voglia, il suo eccitamento, quasi pari al mio. Spostò la mano dalla coscia e la mise proprio sul mio pacco, tenendomelo e palpandomelo. Si staccò da me guardandomi con occhi pieni di lussuria, e si morse il labbro inferiore dall’eccitamento. –il mio silenzio ha un prezzo- mi disse mentre mi tirava giù la lampo dei jeans, ma non il bottone –e questo prezzo è una sfida- -che genere di sfida?- chiesi io, con voce piena di eccitamento. Reclinò la testa di lato come se ci stesse pensando, mentre infilava la mano dentro la feritoia dei jeans. Serrai il pugno, stringendo il tessuto del divanetto, e chiusi gli occhi dall’eccitamento, mentre quelle dita morbide e fresche, mi impugnavano il cazzo, e mi cullavano le palle –Ti ho sentito dire alla prof. che sono una troia quasi quanto lei, e che lei ne dubitava. Voglio dimostrarti che saprò farti godere più di lei, e che la sfido a fare di meglio… Accetti?-. Sentii la sua mano che mi segava il cazzo dentro i pantaloni, con una maestria che solo una troia come lei poteva avere. La guardai negli occhi, e con un filo di voce dissi –sì-. Sorrise e senza dire una parola, mi slacciò il bottone dei jeans e si chinò su di me. Continuò a farmi una lenta sega mentre con la bocca andò a leccare e succhiare la base del cazzo. Sentii la sua lingua scorrere per l’intera lunghezza per poi tornare alla base e concentrarsi sulle palle. Scese dai divanetti e si piazzò proprio davanti a me in ginocchio, continuando a lavorare di mano. Rimase lì a guardarmi, con un sorriso da troia stampato in faccia, mentre ero in balia di quella fenomenale sega. –Dovrai fare di meglio se vuoi anche solo sperare di battere la prof.- le dissi, -mi vuoi dire che ti fa delle seghe migliori di queste?- -molto migliori, ma sono soprattutto i suoi pompini che mi fanno impazzire- -non ti preoccupare sono solo all’inizio-. Detto ciò, tornò a dedicarsi al mio cazzo. Iniziò a baciarmi le palle, con delicatezza, mentre continuava a masturbarmi. Sentii la sua lingua che mi baciava le palle da sotto, finché con un unico movimento mi leccò tutto lo scroto, e l’intera lunghezza del mio cazzo fino in cima. Mi guardò piena di godimento, poi avvicinò la bocca al cazzo e fece scorrere le labbra chiuse sulla punta. Aprì la bocca, e si fece scorrere di nuovo il cazzo sulle labbra, facendo finta di mettersi il rossetto, mettendosi però una striata di succo pre-eiaculatorio. Si protese verso di me, mi baciò e poi si leccò le labbra. Iniziò a ruotare con la lingua intorno alla cappella, lentamente, per poi infilarsela in bocca. Mi racchiuse con le labbra soltanto il glande, solleticandolo con la punta della lingua. Incominciò a succhiare, e io le misi una mano sulla testa, e la accompagnai nei movimenti. Ad un certo punto lei aprì la bocca allo spasimo, e io glielo spinsi tutto in gola, tanto che con le labbra mi toccava le palle. Rimasi qualche secondo in quella posizione godendomi tutta la sua bocca, poi tolsi le mani e lei torno su. A quel punto intrecciai le dita dietro la testa, e chiusi gli occhi godendomi quel meraviglioso pompino. Lei cominciò a succhiarmelo tutto, senza risparmiarsi, del resto c’era la sua reputazione in gioco. Sentivo le labbra che facevano un sali scendi continuo e la lingua incollata al mio cazzo.-Dio Erica sei fantastica… Cazzo lo sapevo che eri una bocchinara professionista… Ah sì… continua dai- e tornai ad accompagnare i suoi movimenti, mettendole una mano sulla testa. Andò avanti così per circa altri dieci minuti, finché non resistetti più. Avevo cominciato a sentire il mio cazzo che si tendeva e ingrossava allo spasimo, e negli ultimi minuti ad ansimare sempre più velocemente. –Erica… sto per… sto per… ah non ti fermare… cazzo come godo- Lei non si fermò, anzi aumentò il ritmo, finché… –cazzo erica… dio… continua… sto venendo erica… sto venendo… sto venendo... STO VENENDOOOOOOOOO…. AHHHH SIIIIII…- Senza toglierselo dalla bocca Erica rimase lì mentre il mio cazzo le veniva in gola come un idrante: cinque sei schizzi di sborra densa e calda le colpirono la lingua, il palato e spruzzandole tutta la bocca. La sentii deglutire mentre il mio cazzo iniziava ad ammosciarsi. Ingoiò tutto, succhiando il più possibile, e solo allora mi lasciò andare il pisello. Ero stravolto, solo la prof era riuscito a farmi sborrare in quel modo,e pensai “cazzo, potrebbe davvero farle concorrenza”. Lei era estasiata dalla sborrata, e vedendo una goccia di sperma che mi colava giù dal pisello, corse a raccoglierla con un dito che poi si infilò in bocca succhiandolo avidamente. Mi guardò e mi disse –bè su una cosa la prof ha ragione: la tua sborra è buonissima- e tornò a leccarmi il cazzo con la lingua di fuori come se fosse un lecca-lecca. Si alzò da terra, e si sedette su di me, facendo passare le mie gambe fra le sue, e guardandomi negli occhi mi baciò, infilandomi la lingua in bocca, mentre mi cingeva il collo con le braccia. –Ho voglia di scopare, Fra, voglio sentirti dentro di me- -bè che posso dire, ogni tuo desiderio è un ordine-, mi diede un altro bacio, poi si alzò e andò a chiudere a chiave la porta. Io rimasi lì seduto, con il cazzo un po’ammosciato, a guardarla sculettare per la stanza. Non tornò verso di me ma si mise contro il muro esattamente davanti a me, e iniziò a fare una sorta di balletto erotico, e vidi che le mani indugiavano sempre più sotto la minigonna. Aveva una voglia matta, e cercava di placarla temporaneamente, sfiorandosi con le dita. Io intanto davanti a quello spettacolo, avevo preso a farmi una sega, per riportare il cazzo alla massima erezione. Ad un certo punto, vedendo che avevo di nuovo il pisello in tiro, appoggiò le mani contro il muro, e spinse il culo in fuori. Con una mano andò a massaggiarsi una chiappa, e mi guardò eccitatissima, -vieni qui- mi disse con voce rotta dall’emozione. Mi alzai dal divanetto e la raggiunsi, rimasta nella stessa posizione, in attesa di essere chiavata. Con una mano la presi per un fianco, mentre con l’altra mi impugnai il cazzo. Alzai un po’ la minigonna, e iniziai a far strusciare la cappella contro le mutandine che erano sottilissime. Era bagnatissima e bastò quel contatto per iniziare a farla gemere. Lo feci strusciare per un po’, a volte facendole sentire l’intera lunghezza del pene. Lei continuava a gemere come una cagna in calore –uhmmmm…siiii…ahhhh… continuaaah… sìì-. Voltò la testa a guardarmi, del tutto infoiata: -Scopami ti prego scopami…ahhh…sbattimi come una troia e non ti fermare… sììì-. Dopo quella frase non resistetti più neanch’io, le tirai giù le mutandine fino a metà coscia, e mi presi il cazzo in mano. Aveva una bellissima fighetta rosea depilata, completamente fradicia, colante di umori. Appoggiai la punta contro le sue grandi labbra e la feci strusciare, provocandole altri gemiti, -mettimelo dentro dai- mi implorò lei, perciò iniziai a spingere. Penetrarla fu una sensazione magnifica nonostante non fosse più vergine da un pezzo, aveva una fighetta stretta stretta, dove però il mio cazzo scivolava facilmente grazie all’ottima lubrificazione. Andai piano, per assaporarla del tutto, facendo perciò scivolare lentamente per prima la cappella e poi il resto del cazzo, finché non la riempii completamente. Rimasi fermo in quella posizione per farglielo sentire bene. –ahhh…dio…ma quanto è grosso? Dai sbattimi- Lo tirai fuori fino alla cappella, e cominciai a spingere. Con le mani arpionate al suo culo, iniziai a sbattermela contro il muro sempre più forte, tanto che ad ogni colpo le alzavo i talloni da terra. –Guarda quanto gode questa troietta… ti piace farti scopare eh?- -uhmmmm…sì tantissimo… ahhh sì continua- -lo sapevo che non eri più vergine… ma da quanti cazzi ti sei fatta scopare?- - tanti… adoro farmi sbattere…ahhh…sono un’insaziabile troia-. Quei discorsi mi fecero eccitare ancora di più, e aumentai il ritmo, anche se da lì a poco non sarei più riuscito a resistere. Mi dovetti fermare un attimo, perché stavo per venire, poi ripresi a spingere ancora più forte, mentre le sue chiappe sbattevano contro le mie gambe. Lei raggiunse un orgasmo, poi un altro, e senza preoccuparsene minimamente urlò il suo godimento. –oh dio sì sbattimiiii…sììì… più forte dai… sìììì…ahhhh sììì… AAHHHHHHH SIIIIIIIIII DIO SIIIIII…ahhh-. Eravamo entrambi sudati come porci, e il mio cazzo continuava a pompare fortissimo. –ahh forza continua a sbattermi… sono la tua troia…la tua vacca da monta… forza SCOPAMIIII- Non ce la feci più, lo tirai fuori, e la feci mettere in ginocchio davanti a me. Con una mano le presi i capelli, e la feci rimanere ferma , con la bocca aperta e la lingua di fuori, mentre con l’altra presi a segarmi il cazzo velocemente. Lei intanto si mise due dita nella figa e prese a sditalinarsi. Mentre lei continuava a gemere, io avevo il cazzo durissimo ad un passo dall’eiaculazione. Sentii il mio godimento crescere, con un gesto brusco, avvicinai il suo viso al mio cazzo. Il suo sguardo era puro godimento –si dai sborrami in faccia… voglio sentire la tua sborra calda sul viso, inondami- -sìììì ti vengo in faccia troietta, ti inondo di sborra… ah sììì… sto venendo erica… STO VENENDOOOOOO-. Come promesso le inondai il viso di sborra: cinque sei schizzi la colpirono in faccia, sugli occhi, sulla lingua. Io appoggiai una mano contro il muro e rimasi lì ansimante, mentre lei me lo leccava e me lo spremeva fino all’ ultima goccia. Continuò a segarmelo ancora per un po’, finché non arrivò un ultimo schizzo, che si fece cadere sul petto. Questo colò giù, dentro l’incavo delle tette, e lei mi guardò sorridente e imbrattata di sperma, dicendomi –questo lo tengo un po’ lì per ricordo- -sei troppo troia- le dissi con un sorriso, -grazie-. Si alzò e andò in bagno a pulirsi, mentre io mi tirai su i pantaloni, e la aspettai. Ci salutammo con un bacio, e lei mi disse 
–ricordati di parlare della mia sfida alla prof.--glielo dirò non preoccuparti- -ci vediamo, ciao-Tornai a casa contento ma sfinito, quelle due troie mi avevano svuotato del tutto. Dopo due giorni di tregua, mentre ero a scuola, alla fine della lezione della matematica, la prof. mi chiese di parlarle un attimo. La classe era deserta, lei chiuse la porta, e mi spinse contro il muro, aderendo con tutto il corpo al mio. Iniziai ad avere un erezione, e accorgendosene lei con una mano mi massaggiò il cazzo e le palle da fuori. Mi diede un bacio e mi disse –hai le palle belle piene eh? Se vuoi oggi pomeriggio possiamo vederci, ho la casa libera fino alle nove-. Le appoggiai le mani sul culo e le dissi –Non sai da quanto aspettavo l’occasione di scoparti come si deve- -è un sì?-
-no è un “cazzo sì”-. Lei mi sorrise e mi disse 
-ti aspetto a casa per le tre- -d’accordo-. Rimase lì a guardarmi un attimo, poi mi guardò il pacco, e tornò a guardarmi, si morse il labbro inferiore per l’eccitamento e mi disse: -uhmmmm… non c’è mai tempo quando si lavora-. Detto ciò mi lasciò andare le palle, mi baciò e uscì dalla classe. Io rimasi lì un attimo a pregustarmi il pomeriggio di fuoco che mi aspettava, poi mi guardai il pacco che era oscenamente gonfio, e cercai di mettermelo meglio, senza successo. Lo guardai ancora un attimo, e poi uscii dicendo –Dio come avrei bisogno di una doccia fredda-. Arrivarono le tre e io arrivai davanti alla porta dell’appartamento della prof. e suonai il campanello. Lei mi aprì ed ebbi una visione magnifica davanti a me. Era vestita, con un vestitino a tubo grigio, molto aderente che non necessitava di reggiseno dato che lo faceva già da solo, che scendeva giù fino a mezza coscia stringendosi verso la fine. Il tutto accompagnato da un paio di scarpe coi tacchi anch’esse grigie. –che ne dici?- mi chiese –sei magnifica-. Entrai chiusi la porta, e mi avvicinai a lei, che mi cinse il collo con le braccia, e mi baciò sempre più appassionatamente. Poi si staccò e mi disse –dai vieni, sto morendo dalla voglia- -aspetta prima ti devo dire una cosa, e voglio bere dell’acqua- -d’accordo vai in camera arrivo subito-. Andai in camera e mi sedetti sul letto, lei tornò con un bicchiere d’acqua e mi chiese –allora dimmi, cosa c’è?-. Io bevvi e poi le dissi, -hai presente erica, quella di quarta?- -sì- -ecco pare che lunedì ci abbia sentito in quella classe, che abbia sentito tutto-. Lei impallidì e sgranò gli occhi –prima che ti agiti, ascolta: lei ci sta ricattando, ma è un ricatto tutto speciale. Ti sfida. Ti sfida e vuole vedere chi di voi due riesce a farmi godere di più. Se non accetti, lo dirà in giro-. In pochi minuti lei cambiò tre espressioni: da spaventata, ad incredula, ad indignata. Lei era in piedi davanti a me appoggiata al muro, con le mani lungo i fianchi. –Mi sta sfidando?- -sì- -vuole confrontarsi con me, su chi scopa meglio?- -essenzialmente sì- -crede davvero di potermi battere?- -guarda che è abbastanza brava- -ci hai scopato?- -ho dovuto farlo lunedì pomeriggio, altrimenti sarebbe andata in giro a dirlo-. Rimase in silenzioso pensierosa, e io non sapevo cosa aspettarmi, se una sfuriata o cos’altro, invece quello che mi dissi mi colse del tutto di sorpresa. Mi guardò dritto negli occhi e mi disse –Inizia a spogliarti-.




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